RIFLESSIONI RIGUARDO LA PATOLOGIA VERTEBRALE… E SUE CRITICITA’

 

La chirurgia vertebrale e la tecnologia a questa associata hanno garantito negli ultimi decenni risultati impensati.

L’innalzamento dell’aspettativa di vita non puo’ che amplificare il numero di interventi chirurgici che si effettueranno in futuro.

Il rispetto dei protocolli nell’indicazione alla chirurgia vertebrale ottimizzeranno i risultati di questa branca chirurgica.

Nonostante gli indubbi risultati ottenuti fino ad oggi anche e soprattutto in pazienti anziani, è tuttavia sempre piu’ frequente incontrare negli ambulatori specialistici, pazienti con quadri clinici significativamente compromessi, caratterizzati da gravissima limitazione della deambulazione, spesso limitata a pochi metri di autonomia o peggio.

Risulta incomprensibile come possa accadere che un paziente non si renda conto della gravita’ ed evolutivita’ della malattia, giungere in visita da uno specialista solamente quando rimane ben poco da fare.

La raccolta dell’anamnesi di questi pazienti ha sempre un elemento in comune: ostinazione della terapia conservativa (farmacologica, fisioterapica, Tecar e Magnetoterapia, manipolativa, infiltrativa, ozonoterapia etc etc) protratta molto al di la’ della corretta indicazione e del buon senso.

Mi riferisco a pazienti in possesso quasi sempre da anni di documentazione radiologica che evidenzia gravissimi quadri di stenosi e/o instabilita’ vertebrale che non hanno alcuna possibilita’ di regredire con trattamenti conservativi sopracitati che al contrario, fanno perdere tempo prezioso a pazienti che potrebbere agevolmente essere trattati con interventi chirurgici molto meno impegnativi di quello che poi alla fine si dovra’ comunque affrontare.

 Tuttavia, è altresì da sottolineare che nei casi sopracitati, nemmeno la chirurgia potra’ ottenere risultati significativi, ci si dovra’ limitare a bloccare l’evoluzione della malattia ed a risultati talvolta risibili.

Un tempestivo intervento chirurgico, effettuato da chirurghi esperti, permette di riportare assai spesso alla normalita’ pazienti altrimenti destinati non solo a lunghi periodi di dolore, ma frequentemente a gravi deficit neurologici, non sempre recuperabili, a varie forme di depressione psicologica e frequentemente ad importanti quadri di intossicazione farmacologica.

 

Il ruolo dei trattamenti conservativi non è messo in discussione; ma analogamente ad un intervento chirurgico non necessario, il trattamento conservativo per patologie sopracitate è un gravissimo errore che sempre piu’ spesso viene commesso.

Lo stesso paziente, è ben contento di sentirsi dire dal Medico di fiducia e/o dal terapista che i disturbi di cui è affetto derivano da una patologia che non necessita di terapia chirurgica: rimane da capire il perche’ di questa scelta anche di fronte all’evidente insuccesso della stessa.